Non è possibile evitare di porci domande di fronte alle tragedie come il terremoto, che recentemente ha colpito l’Abruzzo e la nobile città dell’Aquila. Purtroppo eventi di questo genere accadono quasi quotidianamente nel mondo, ma solo quelli più “vicini” a noi hanno il potere di generare interrogativi; forse è uno dei loro scopi. La domanda principale può probabilmente esprimersi così: di chi è la colpa? Oppure (che è la stessa cosa, vista da un angolo differente): esiste una colpa di qualcuno?
La risposta a questa domanda è anch’essa duplice, e dipende dalla scelta che ciascuno ha fatto, in definitiva, per condurre la propria vita. Millenni di anni di educazione improntata allo spirito del Vecchio Testamento sono la fonte di questa domanda:
Il Cristo è venuto proprio per superare
Come dimostrare allora di comprendere ed applicare questo insegnamento? Abbiamo detto all’inizio che quando questi eventi ci sono prossimi, ci “toccano” intimamente: è il segnale che sono diretti anche verso di noi. Tralasciamo i destini individuali delle vittime (non è nostro compito scandagliare questo aspetto, che tra l’altro non ci riguarda e che non conosciamo), ma come destino collettivo è chiaro che siamo chiamati anche noi, nella misura in cui ciò ci è possibile, a rispondere al richiamo con la solidarietà e l’amore di cui siamo individualmente capaci, e imparando a non ripete gli errori commessi.
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