Un certo modo di ragionare ci spinge talvolta a considerare i tempi in cui viviamo come poco felici, e guardandoci attorno diciamo a noi stessi: “Era molto meglio quando personalità davvero grandi calcavano il mondo, o il Paese! Non so proprio perché sono nato in questo momento storico, nel quale non riesco a ritrovarmi!”. Da un certo punto di vista, una affermazione simile appare anche condivisibile: non troviamo attorno a noi veri geni della scienza capaci di innovazioni che lascino il segno; neppure artisti che siano in grado di oscurare i nomi del passato; per quanto riguarda la capacità politica, forse è meglio non approfondire oltre… E allora, come è possibile che accada tutto questo? Se nonostante il progresso tecnico indubbio la società in generale non sembra progredire altrettanto sotto l’aspetto civile, non dovrebbe essere la cultura a produrre questi miglioramenti, che invece latitano? Certamente, se ci aspettiamo questo dalla cultura, intesa come il deposito delle conoscenze e il prodotto del genio umano, il progresso dovrebbe seguire un andamento lineare: anzi, considerato che senza dubbio al giorno d’oggi molte più persone si avvicinano ad essa rispetto al passato, questo andamento dovrebbe crescere, col tempo, in modo esponenziale.
Ma non è quello che possiamo osservare e sperimentare, pur con tutta la nostra buona volontà. Dobbiamo allora dedurre che non è la cultura, o meglio non è la sola cultura, a formare la base di un vero progresso. Come sempre, se escludiamo l’aspetto spirituale dalle nostre analisi ci imbattiamo in contraddizioni continue e non riusciamo a cogliere il senso di ciò che ci circonda. Noi sappiamo che si incarnano anime vecchie e anime giovani, e che le prime pongono le basi affinché le seconde possano, grazie a questo aiuto, progredire a loro volta più velocemente. Ci sono periodi storici nei quali i grandi dell’umanità sembrano affollare gli avvenimenti, ed altri che appaiono invece desolati. Uno degli ultimi periodi fertili, per quanto riguarda la spiritualità, fu l’inizio del secolo scorso: allora presero un corpo di carne anime molto evolute, e lavorarono assai duramente non tanto, o non solo, per chi li circondava allora, ma soprattutto per chi doveva seguirle, preparando loro un terreno il più buono possibile. È probabile che siamo noi ora a doverne cogliere il messaggio e a saper approfittare della loro semina, il cui prodotto è ora lì apposta per sfamare noi e chi abita oggi la Terra. Anziché lamentarci della situazione, forse dovremmo dirci: “È molto bello sentire su di me questa missione, la missione di divulgare le conoscenze e gli Insegnamenti di quelle anime evolute, perché è adesso il momento che quanto da loro seminato, deve essere raccolto e lavorato per il bene di tutti. E questo è un lavoro che ha bisogno di mani, di cervello e di cuore”.
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