10/2008 - La morte cerebrale

Sembra che finalmente qualcosa si muova sul fronte della cosiddetta morte cerebrale, da parte della Chiesa (anche se va sottolineato che legalmente essa non è mai stata accettata all’interno dello Stato Vaticano!). Il problema nacque a metà degli anni ’80, con l’inaugurazione degli interventi chirurgici sul cuore. Vi è una grande confusione al giorno d’oggi – e una grande discussione – intorno al concetto di morte, dovuta al fatto che non si sa distinguere fra il corpo, la forma, e il vitale. Cosa avviene dunque alla morte? Noi vediamo che appena una forma vivente muore, inizia un processo, più o meno lungo ma inesorabile, che chiamiamo decomposizione. Se guardiamo spregiudicatamente a questo processo, non possiamo non ammettere che esso è la conseguenza di una forza che inizia ad agire quando un’altra forza (la vita) cessa la sua azione. E più precisamente esso è il risultato di forze di tipo terrestre, inerenti la materia, che possono agire soltanto quando altre forze ....se ne sono andate. Infatti il risultato della decomposizione è l’omologazione della materia che prima appariva distinta e separata come corpo, a tutta quell’altra materia formante la terra.
In altre parole, una forza che si opponeva a quella terrestre, teneva in un certo modo insieme un corpo, che risultava distinto dal resto del mondo unicamente grazie a questa forza, dato che quando l’azione di questa è cessata, la forza terrestre lo ha distrutto. È chiaro perciò che la forza che manteneva il corpo è una forza che si oppone a quella terrestre, è una forza che non è strettamente fisico-chimica, dato che può vincere la materia.
Dai tempi più remoti la morte è sempre stata identificata con il momento dell’arresto cardiaco, ma da quando la medicina tecnologica moderna riesce a mantenere artificialmente la circolazione attiva, si è deciso di identificare la morte con la morte cerebrale irreversibile. Ciò provoca moltissime conseguenze negative dal punto di vista spirituale, poiché si instaura così sia l’accanimento terapeutico quando lo spirito volesse “andarsene”, sia, dal lato opposto, l’espianto degli organi vitali, cuore compreso – mentre lo spirito abita ancora quel corpo. Una soluzione al problema può darla solo una scienza spirituale, la quale distingue fra: l’impossibilità delle attività (coscienza, consapevolezza) della vita di manifestarsi in un corpo, e ciò avviene con la morte cerebrale; e l’abbandono del corpo da parte della vita, e ciò avviene con l’arresto del cuore. Prova di ciò è il fatto che la decomposizione non ha luogo dopo la morte cerebrale, ma solo dopo che il cuore ha cessato di battere. Sono perciò le leggi della natura stesse a garantirsi, per prime, che nulla si compia contro la vita. La speranza è che anche chi dubita, all’interno del mondo scientifico e che ora è costretto al silenzio, trovi la forza di esporre le proprie idee, come una scienza che si chiama laica dovrebbe consentire.

Nessun commento: